Outdoor

Da un po’ di mesi a questa parte, provo una certa repulsione nei confronti delle città e degli spazi chiusi. Mi trovo sempre più spesso a cercare inconsciamente aree aperte e immerse nel verde. Voglio vedere il cielo, voglio sentire l’odore del verde. In casa mi sorprendo a sbirciare dalla finestra cercando un punto di vista che mi permetta di vedere il cielo. Nelle mie camminate ho cambiato percorso allontandomi sempre di più dal centro abitato, in favore della campagna o comunque di zone dove ci sono piante, erba e, soprattutto, dove si vede il cielo.  Ogni volta che posso cerco di incamminarmi verso un bosco o uno spazio che possa anche vagamente assomigliare a un bosco. Sento una sorta di richiamo ad immergermi più possibile e più spesso possibile nella natura. Stare in mezzo al bosco ha su di me un effetto puruficatore, mi aiuta a staccare la spina da tutti i problemi che in questo periodo mi stanno tenendo per i testicoli.  Anche la mia fotografia sta cambiando; non ho più voglia di fare fotografie per strada, ho invece voglia di raccontare un ambiente diverso; più lento, più pulito, più silenzioso, più naturale.  Sto imparando a guardarne le luci e le ombre. Sto imparando a guardarne gli spazi e le geometrie. Sto cercando senza volerlo un linguaggio diverso, una sintassi diversa, una dialettica nuova.

IL VIAGGIO (pres. di Roberto Bano)

Come in Sikh, la prima di queste storie, il fotografo è bravo a non apparire. Non appare nelle immagini, perché non usa artifici o inquadrature troppo spinte, usa una neutralità di immagine, una sincerità che ci lascia concentrare sulla realtà.
Da Sikh sono passati quattro anni, ma Andrea non ha smesso di raccontare (fotograficamente) altre storie, anzi, penso proprio abbia preso gusto nel farlo. E penso che il suo progredire sia continuo.
Gli piace fotografare, gli piace conoscere.
Senza il secondo aspetto, il primo appartiene più al caso che al progetto. Quindi studia, si informa, conosce, entra. Da dentro racconta.
Andrea viaggia stando fermo, si carica di energia potenziale, di potenziale narrativo.

Le storie.
Ma davvero succede? Dove? Ma si suona, si canta? È un gospel?
Passato lo stupore iniziale che si prova nel guardare le fotografie, nell’immaginare i luoghi, luoghi “nei quali” e luoghi “di provenienza”, si iniziano a fare i confronti, a trovare le similitudini, gli elementi ricorrenti.
Il primo di questi elementi unificatori, quello che non si vede, è il viaggio al contrario di persone che sono arrivate fin qui e che qui praticano il loro credo religioso (fuori dal loro paese, non così semplice oggi e nemmeno in passato). Poi c’è la Scrittura, il canto, l’assemblea.
Cambiano i modi, ma nella sostanza tutto questo succede anche nelle nostre chiese.
E di nuovo ci stupiamo, se non ce ne siamo accorti prima.

Infine, c’è una foto. É il viaggio nell’età: un anziano che veste un bambino, passandogli una consegna generazionale. Quale foto meglio di questa avrebbe potuto aprire e sintetizzare il senso della mostra?

ROBERTO BANO

SIKH-©ANDREATOGNOLI
SIKH-©ANDREATOGNOLI
SIKH-©ANDREATOGNOLI
SIKH-©ANDREATOGNOLI

Le fotografie di questa serie sono state scattate al tempio Sikh di Cortenuova, il Gurdwara Singh Sabbha (così si chiama il tempio) è frequentato da circa 3.000 fedeli ogni Domenica ed è il più grande d’Europa.

Nella fotografia il nonno mette al nipote il dumalla (turbante) in un momento di particolare intimità e  solennità che simboleggia una sorta di passaggio generazionale. Il popolo sikh é particolarmente legato alla sua religione e alla sua cultura.

Nella seconda fotografia ci troviamo nella sala principale del tempio dove si trova l’altare sul quale viene posto il libro sacro. Una fedele sta per iniziare le preghiere.

A seguire un’immagine di un momento della cerimonia domenicale. Ogni domenica al Gurdwara si recano circa 3.000 sikh (1.000 persone in piu’ degli abitanti del comune che ospita il tempio) per pregare e socializzare, aiutarsi e insegnare ai bambini di seconda generazione lingua e religione.

In fine una sposa offre un dono di di ringraziamento di fronte all’altare. Il bracciale che indossa e’ un gioiello tipico che le spose indossano nel primo periodo di matrimonio.

ORTODOXIA-©ANDREATOGNOLI
ORTODOXIA-©ANDREATOGNOLI
ORTODOXIA-©ANDREATOGNOLI
ORTODOXIA-©ANDREATOGNOLI

La parrocchia ortodossa romena “SAN GERARCA ANDREI SAGUNA” si trova a Romano di Lombardia,ospitata presso la chiesa di San Girolamo alla Gasparina. La chiesetta sorge in località La Gasparina, ex casa di villeggiatura del tenore Giovan Battista Rubini, e risale al 1878 su progetto dell’architetto Luigi Vavassori.  Le immagini documentano momenti della liturgia domenicale.

Nella prima immagine una delegazione religiosa in visita a Romano, in un intenso momento di preghiera in preparazione della S. Comunione.

Nella seconda immagine Padre Valentin presenta ai fedeli il Sacro Calice che contiene la comunione per i bambini e i fedeli.

Nella liturgia ortodossa viene data la comunione a tutti i bambini fino all’età di sette anni. Raggiunta quell’età, per ricevere la comunione è necessaria una specifica e precisa preparazione.

Una donna bacia una sacra icona, mentre una bambina presenta i suoi doni all’altare con una candela in mano.

HOUR OF FAITH MINISTRY-©ANDREATOGNOLI
HOUR OF FAITH MINISTRY-©ANDREATOGNOLI
HOUR OF FAITH MINISTRY-©ANDREATOGNOLI

Hour Of Faith Ministry è un luogo di ritrovo e di preghiera di una comunità Ghanese in provincia di Brescia.
La messa inizia subito con canti a tema religioso che il predicatore Charles Sarfo Boadi, accompagnato da una vera e propria band, intona con grande energia e coinvolgimento.
La cerimonia dura circa tre ore, con letture della Bibbia alternate a prediche e canti, accompagnati da musica suonata e cantata. I fedeli si alternavano sul palco per intonare i canti.

La prima immagine racconta un intenso momento di preghiera guidato dal pastore Charles Sarfo Boadi.

Nella seconda immagine è ben visibile sullo sfondo, dietro al predicatore, la band che accompagna con musica sacra l’intera messa.

Il pastore e sua moglie ballano insieme ad una simpatica giovanissima fedele.

IL VIAGGIO
“Il Viaggio” in un percorso che va dall’India, all’Africa e alla vicina Romania, ma senza in realtà allontanarsi più di qualche chilometro da casa. Il viaggio inteso come curiosa scoperta di ciò che ci sta attorno, abbandonando i pregiudizi e restando in ascolto, con rispetto e umiltà. Attraverso queste poche immagini l’autore ci accompagna in una visione che suggerisce più similitudini che differenze. La sua fotografia non vuole dare risposte ma stimolare a farsi domande, raccontando con onestà ciò che ci circonda e che a volte non possiamo o non vogliamo vedere.

Ringraziamenti

Roberto Bano è prima di tutto un amico. Roberto Bano ha curato la mia prima mostra personale, nel 2015, ed ha sempre contribuito in modo decisivo a tutte le iniziative che mi hanno visto coinvolto.

Un ringraziamento particolare anche a Don Tarcisio Tironi, che mi ha offerto l’opportunità di condividere attraverso il MACS la mia fotografia.

Ringrazio Mirko Rossi che si è occupato della grafica ed ha presentato la mostra.

Ringrazio tutti i volontari del MACS, in particolare il Sig. Carlo, instancabile lavoratore, che ha allestito la mostra e ha deliziato tutti con i suoi racconti e le visite guidate al bellissimo museo.

Ancora una volta Roberto Bano per il suo fondamentale contributo in fase di editing e progettazione della mostra.

La mia famiglia che sempre mi supporta e mi sopporta.

 

 

IL VIAGGIO al MACS

Con grande piacere, in un contesto davvero straordinario, ricco di storia, di arte e di cultura; esporrò 12 immagini a tema “Il Viaggio”. L’inaugurazione della mostra si terrà nello splendido cortile del MACS con ingresso in via Cainarca. Vi aspetto numerosi !

c/o il MACS Museo d’Arte e Cultura Sacra in via Cainarca 19, a Romano di L.dia (BG)

“Il Viaggio” in un percorso che va dall’India, all’Africa e alla vicina Romania, ma senza in realtà allontanarsi più di qualche chilometro da casa. Il viaggio inteso come curiosa scoperta di ciò che ci sta attorno, abbandonando i pregiudizi e restando in ascolto, con rispetto e umiltà. Attraverso queste poche immagini l’autore ci accompagna in una visione che suggerisce più similitudini che differenze. La sua fotografia non vuole dare risposte ma stimolare a farsi domande, raccontando con onestà ciò che ci circonda e che a volte non possiamo o non vogliamo vedere.

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