Fishermen

Ogni mattina a Hyeres, una meta ambita da amanti della vela e kitesurf della bellissima Cote d’Azur, al porto turistico, rientra dopo una notte in alto mare, una piccola flotta di pescherecci. Appena arrivano in porto i pescatori scaricano le cassette già preparate piene del miglior pescato per i grossisti che li aspettano al porto con i loro furgoncini. Poi è il turno dei ristoratori locali, che scelgono tra il pesce rimasto i migliori esemplari per i loro clienti. Infine è il turno di autoctoni e turisti fuori stagione. In poco tempo il pescato viene venduto e ai pescatori non rimane che pulire e preparare le reti per la notte successiva. Poi a casa, a riposare per il successivo giorno di duro lavoro.

Un intermediario tratta il prezzo con un ristoratore. Ci sarà una zuppa di pesce nel menu del suo ristorante questa sera. ©andrea::tognoli
I grossisti ritirano la maggior parte del pescato. ©andrea::tognoli
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Anche gli abitanti di Hyeres e i turisti possono infine acquistare pesce fresco. ©andrea::tognoli
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Il più giovane pescatore del porto di Hyeres, almeno tra quelli che ho visto. ©andrea::tognoli
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Ultimi minuti di lavoro per i pescatori. ©andrea::tognoli

Veronica si racconta.

Veronica Yoko Plebani, classe 1996.

Veronica si racconta

Chi mi conosce sa che sono sempre stata una bambina, poi ragazza, attiva e curiosa. Ad un certo punto della mia vita ho dovuto cambiare il modo in cui vedere e fare le cose.
Devo ammetterlo, questo per me non è stato un grande dramma.
Mi sono sempre stancata di fare le stesse cose, nello stesso modo e per molto tempo, quindi possiamo dire che nel mio cambiamento personale ci ho sempre visto una grande occasione.
Quando sono rientrata dall’ospedale non avevo voglia di stare sul divano tutto il giorno. Poi ho avuto la fortuna di ritrovarmi al fiume Oglio, alla sede del Kayak Canoa Club e ho trovato il luogo dove restare.
Per me il club al fiume è un posto più che speciale; mi sento sempre bene e in armonia con tutto quando sono lì.
È un posto pieno di gente che amo, e quindi inevitabilmente mi fa sentire veramente felice, per  non parlare della sensazione indescrivibile dell’essere in mezzo al fiume, da sola, in canoa.
Essere in canoa mi permette di avere un punto di vista che in pochi hanno, e mi ha dato da subito un grande senso di libertà ed indipendenza.
Il club è sempre stato un posto molto grezzo, ma portato avanti con tanta,  tanta passione, che ha reso possibile, nel nostro piccolo, grandi cose.
Circa due anni fa ho deciso di dare il mio contributo a questo posto che ha dato molto a me. Per questo ho aperto una raccolta fondi per ristrutturarlo, renderlo privo di barriere architettoniche e il più efficiente possibile per i giovani atleti.
Siamo già a buon punto ma l’obbiettivo è veramente impegnativo e ogni piccolo contributo è una goccia importante di questo bel fiume.

(Veronica Yoko Plebani)

 

Veronica Yoko Plebani ©andrea::tognoli
Veronica Yoko Plebani ©andrea::tognoli

3 motivi per non partecipare ai concorsi

Da quando ho iniziato a fotografare non ho mai partecipato ad un solo concorso fotografico. I concorsi fotografici sono lontani dalla mia idea di fotografia che è  un linguaggio attraverso cui voglio dire la mia. La fotografia non è come il salto in lungo, non è uno sport. Qualcuno dice sia un’arte, potrebbe essere una mania; per me è uno stile di vita. Non è di certo uno sport.  Mi è stato chiesto di partecipare ad un concorso fotografico e quando ho risposto “anche no“, chi me lo ha chiesto mi ha guardato strabuzzando gli occhi chiedendomi, come se avessi detto che per hobby strappo i peli dai glutei dei gorilla, “perchéèèè?”. Per lui e per tutti quelli che hanno voglia di leggermi elenco di seguito solo 3 dei tanti motivi per i quali ho detto di no e probabilmente continuerò a dire di no ai concorsi fotografici.

  1. Come ho già detto trovo assurdo pensare ad una gara per vincere la quale devi fare un  fotografia. Se fai i 100 metri e li fai in un tempo migliore degli altri e non ti sei fatto di coca, significa che sei il migliore e hai vinto. Quali sono i parametri oggettivi per valutare se la mia foto è migliore della tua?
  2. Quasi sempre i concorsi parlano di una fotografia. Faccio un po’ fatica a immaginare il mio lavoro, la mia “attitudine fotografica” rappresentati da una sola fotografia. In genere racconto esperienze personali, situazioni, curiosità e, a parte forse i ritratti, non credo che una sola fotografia racconti di me e della mia fotografia più di un SMS (per citare qualcosa di assolutamente sterile ed impersonale)
  3. Poi c’è la questione dei diritti. Per quale motivo per partecipare ad un concorso io devo cedere tutti i diritti, a 360° , a chi organizza il concorso. Se hai bisogno di immagini, commissionale ad un fotografo professionista e pagalo. Perché un concorso fotografico? Per avere un database di immagini da cui attingere gratis? Addirittura in un concorso si chiedeva ai partecipanti la cessione dei diritti, non solo all’organizzazione, ma anche a tutti gli sponsor e anche per iniziative commerciali. In cambio di una fotocamera digitale? State scherzando vero? Certo non sono Bresson, ma mi spieghi per quale motivo dovrei cederti tutti i diritti gratis? A te e addirittura  ai tuoi sponsor? Cambia pusher e … pedala !

Questi sono i primi tre che mi sono venuti in mente.

 

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